Categoria: Stanza segreta
Tema: Pandemia

15 marzo 2020. Quinto giorno

Quinto giorno di blocco.
Ieri ho ricevuto diverse foto su WhatsApp, le mie bambine dipingevano un arcobaleno su un grande pezzo di stoffa, poi l'hanno appeso alla cancellata di casa. 
Alle diciotto, tra le case, si è diffuso l'inno di Mameli, poi altre canzoni pop, canzoni leggere, di speranza, cieli azzurri e vinceremo!
Dai balconi ci guardavamo sorridendo, gente sconosciuta, che mai ci eravamo parlati, ci sentivamo insieme, a resistere al nemico. 
Oggi è domenica, è festa. Mi sono svegliata tardi, succede sempre più spesso in questi giorni di risparmio di energie, resto in casa a leggere e guardare film in tv, ma soprattutto a pensare. Penso di quante cose posso fare a meno, io, che sono abbastanza monastica nella normalità. Penso a cosa direbbe mia nonna se potesse vederci, lei, sopravvissuta alla guerra fuori e dentro casa. Penso ai miei genitori e a mio fratello, se fossero ancora vivi, sarebbero in rianimazione e non potrei neppure vederli, stringere le loro mani, accompagnarli negli ultimi minuti. Penso ai senzatetto che dormono per le strade, quest'inverno il loro nemico non è solo il freddo, c'è anche la fame, l'abbandono totale dei loro benefattori. Penso anche ai ladri d'appartamento, dovranno chiedere un aiuto dallo Stato, non trovano case abbandonate da saccheggiare. Penso a quante stupidaggini si scambiavano i politici fino a pochi giorni fa, ora cominciano a cercare alleanze, i toni si sono abbassati, cominciano a sentire l'inutilità dei loro insulti. Penso alle mie cartilagini arrugginite, allo schiacciamento delle mie vertebre, basterà la cyclette? Penso che se continuo a pensare non mi addormenterò più e domani potrei rischiare di avere un attacco e che nessuno potrà chiamare un'ambulanza e chissà come andrebbe a finire. 
Oggi, dalla mia isola, ho potuto parlare in videochiamata con le mie nipoti. Hanno appena finito gli esercizi di yoga che una istruttrice ha messo a disposizione su YouTube. Sono belle, una mamma e una figlia appaiate sul tappeto in un susseguirsi di posizioni e, sul divano, in secondo piano, l'ultima arrivata sgambetta e gesticola appena con le braccia in alto. Sono così dolci, tutte e tre insieme, a combattere questo nemico invisibile che ci tiene separate. Diventeranno forti con questa esperienza da fine del mondo. Quando ci salutiamo, sento il bisogno di parlare a mia figlia, lei è sempre così nervosa. Cerco di farla ridere, raccontando qualche stupidaggine, perché se mia figlia ride, sono più felice anche io.

 

Autore: Rossana Aletto
Data: 15 mar 2020