guerra invisibile
Correva l’anno 2020, eravamo alla fine di febbraio, l’inverno era stato molto soleggiato, si aspettavano le piogge per rinnovare la natura che di lì a poco sarebbe sbocciata nella prossima primavera. Ogni cosa scorreva come al solito. Ci sentivamo forti, nelle nostre conquiste: l’uomo aveva raggiunto obbiettivi impensabili, si immaginavano persino futuri viaggi organizzati sulla luna e l’esplorazione di Marte, non solo con le sonde. Ci sentivamo intoccabili, nel nostro mondo costruito con guerre, complotti, patti e alleanze, convinti di poter sorvolare con leggerezza ogni difficoltà. Pensavamo che, in ogni campo, la scienza e la tecnologia ci avrebbero portato fuori da ogni possibile miseria umana.
Eppure non avevamo fatto i conti con qualcosa che non potevamo controllare. Pensavamo: “La Cina è lontana, il virus non ci può impaurire”; poi, un giorno, si è avvicinato, si è diffuso, è giunto dall’Asia, come un nemico invisibile, ma potente. Sì, invisibile, perché trasportato nel corpo di un paziente zero, che non aveva messo in conto di scatenare una pandemia. Insieme sono atterrati in un paese lombardo, dove nel giro di qualche giorno il nemico si è impadronito di ogni singolo individuo. Diffondendosi tra uomo e uomo, ha varcato persino i confini, è diventato padrone del mondo, costringendo ogni essere all’esilio in casa propria. Per ora, continua a girare indisturbato tra i quartieri, nei paesi e nelle città, e noi siamo costretti a lasciargli i nostri spazi e il nostro mondo. Rimaniamo inerti, di fronte al suo attacco, non possiamo combatterlo da soli. Abbiamo mandato in campo i nostri uomini migliori (medici, infermieri e volontari), ma non riescono a sconfiggerlo a mani nude. Per tutti, servono determinazione nel dolore, scudi di coraggio, forza e impegno senza orario, oltre ai guanti e alle mascherine che non si trovano Ma i medici restano sul campo, perché ogni guerra ha i suoi eroi, è questa, seppur strana, sottile e invisibile, è la guerra che ha cambiato il nostro stile di vita. L’inversione, ora, è necessaria, tenerci lontani è l’unica arma che abbiamo: anche gli amici con i loro respiri sono diventati arma che può trafiggere. Ma da questo stiamo imparando che il mondo è globale, e anche se confinati nelle nostre case, scopriamo l’importanza di sorridere da un balcone all’altro, insieme agiamo in simultanea, come un gran vicinato, e riusciamo a vivere questa situazione sconosciuta, ritrovandoci a reagire alla minaccia a una stessa ora, senza uscire dai confini, con luci e suoni.
Intanto aspettiamo che l’emergenza passi e, quando i riflettori si spegneranno, nessuno potrà dimenticare questo pezzo di vita vissuta, perché questa è storia che ti segna e non si dimentica.
Quando racconteremo ciò che è stato, potremo dire, di noi: persone unite, responsabili e coraggiose, che ce l’hanno fatta!