INCONTRI AL BUIO
Sono dinnanzi a un’opera di Giorgio De Chirico, Il Trovatore, del 1924. I vivaci colori attirano la mia attenzione, ma nello stesso tempo c'è qualcosa che mi intimorisce, un brivido gelido mi attraversa la schiena.
Rosso, verde, giallo, marrone, azzurro e nero. Sullo sfondo, terre spoglie, a sinistra uno squarcio di mura antiche. Sogni o visioni…
Mi tornano alla mente i manichini di legno, che spesso osservavo nella vetrina di un colorificio, in via Nizza, dove mio papà mi portava per i suoi acquisti. Era la fine degli anni cinquanta. Lui faceva l’imbianchino e si era trasferito a Torino per sfamare la famiglia. Tenendomi per mano, percorreva con me le poche centinaia di metri che separavano casa nostra da quella vetrina: essa mi attraeva, ma suscitava i miei incubi notturni. Accanto a barattoli e pennelli, erano collocati alcuni manichini snodabili, di quelli in uso per le belle arti: osservando il dipinto di De Chirico, tornare a quel ricordo è stato automatico. Subito mi sono rivisto in quegli anni: i miei genitori spesso erano assenti per lavoro, ed io, a casa della nonna Gerardina, giocavo da solo. Con piccoli ciocchi di legno, accatastati accanto alla stufa, cercavo di ricreare quegli omini snodati, senza mai riuscirci. Finivo quasi sempre di gettare nella stufa i legnetti, e loro bruciando mi trasmettevano grida di dolore.
La notte, spesso, incontravo nei sogni i manichini: mentre ardevano, mi supplicavano di aiutarli, ma la paura mi paralizzava, m’impediva di tirarli fuori dal fuoco.
Al mattino, sudato e impaurito, cercavo gli occhi di mamma e papà, che ancora dormivano. “Papà, ma io non sono di legno, vero?” chiedevo ogni volta.
Mio padre cercava di tranquillizzarmi: “No! Hai ancora sognato i burattini?”
Quegli incontri al buio durarono per molti anni; raggiunta l'adolescenza, scomparvero all’improvviso, anche perché nel frattempo la vetrina di via Nizza si era trasformata nell’esposizione di un negozio di elettrodomestici.
Ad Alba, ho rivissuto le mie paure di fanciullo: la mostra “Dal nulla al sogno”, con opere di Dalì, De Chirico, Paul Delvaux e altri, mi ha trasmesso una sensazione di “buio”. Il nero delle pareti sovrastava anche le emozioni positive.
Eppure, ora, quel bambino è un uomo che vive in un mondo a colori.