LA CASA DELL’ORCO
Sulla Riviera Ligure, a Diano Marina, viveva un orco la cui casa si trovava appena fuori dell’abitato. Sembrava dovesse cadere da un momento all’altro questa che era stata una casa cantoniera: vetri rotti, finestre divelte con infissi che pendevano dai cardini e gemevano ad ogni alito di vento.
Negli anni 80/90, sempre in questa amena cittadina di mare c’era un luogo incantato abitato da nonni e bambini: era un campeggio, un luogo di libertà assoluta dove, al sopraggiungere delle vacanze estive, arrivavano un gran numero di ragazzini scaricati da genitori, che dovevano ritornare a lavorare in città. Essi erano felici per un po' di liberarsi della prole che veniva accolta con amore dai nonni che non vedevano l’ora di ritornare a loro volta bambini e giocare con i nipotini.
I nonni avevano nel campeggio delle casette che facevano concorrenza a quelle degli gnomi: roulotte, pre-caravan attrezzati, mobili da giardino, dondoli, giochi sparsi, altalene che pendevano dagli alberi vicini.
Le giornate si susseguivano spensierate nel campeggio: i bambini che già si conoscevano da un anno all’altro, organizzavano giochi di squadra, circolavano in bicicletta e al pomeriggio si recavano in spiaggia accompagnati dai nonni che, seduti sulle sdraio all’ombra, non li perdevano di vista mentre costruivano castelli di sabbia, si spruzzavano con le pistole ad acqua, giocavano a nascondino fra le cabine. Poi tutti in mare a nuotare, nonni e nipoti a spruzzarsi, a fare il morto, a cercare conchiglie, a catturare poveri granchi che cercavano invano di fuggire prima di finire i loro giorni in secchielli di plastica.
I nonni cucinavano i piatti preferiti dai nipoti, curavano le loro ferite quando cadevano dalle biciclette, venivano punti dal qualche insetto, o si scottavano al sole. Alla sera, al rito della telefonata a casa dei genitori, facevano lunghe code fuori delle cabine telefoniche e assicuravano i loro figli che tutto andava bene, che i nipoti facevano i compiti delle vacanze e si divertivano un mondo.
Poteva accadere che in questo mondo incantato qualcosa si incrinasse e l’ingranaggio così perfetto perdesse colpi: i nonni potevano arrabbiarsi.
I motivi più comuni erano: non rispettare l’ora del silenzio, ossia il tempo della pennichella degli stessi, litigare con i compagni e darsele di santa ragione, uscire dal campeggio e andare a zonzo sulla strada pericolosa che lo circondava.
Quando i nonni si arrabbiavano non invocavano i normali spauracchi che esercitavano i loro poteri a casa, ma un “locale” che sarebbe giunto a prendere i bambini disobbedienti e li avrebbe portati via nella sua casa dove avrebbero subito punizioni tremende.
Talvolta i bambini che avevano avuto un avvertimento di questo genere al sabato, quando i genitori in massa ritornavano a trovare i loro figli, ne parlavano e addirittura volevano far vedere ai genitori dove avevano corso il rischio di finire. Risalivano la strada che portava al mare e qui si fermavano. La casa in questione, silenziosa sotto un cielo terso, non incuteva timore, ma ecco che improvvisamente un forte vento faceva ondeggiare gli alberi e gli arbusti che l’attorniavano, mentre un rumore fortissimo impediva a chiunque di proferir parola. Un odore acre di ferro e zolfo precedeva il grande locomotore che spuntava a tutta velocità dalla galleria che si trovava accanto alla casa. Un lungo fischio avvertiva coloro che si azzardavano ad attraversare i binari nei vari passaggi a livello della cittadina, che non era il caso di farlo.
I genitori restavano attoniti e mentre si sentivano in dovere di sfatare il mito dell’orco, per spiegare che la casa veniva investita dall’aria che il locomotore comprimeva nell’entrata in galleria ad Imperia, e subiva suoni e rumori sinistri facilmente spiegabili, decidevano di tacere, di non smentire i nonni e di lasciare che quello spauracchio fungesse da deterrente per le marachelle dei loro figli.
Ora la casa dell’orco non esiste più, e nemmeno la ferrovia che attraversava la cittadina ad ogni ora del giorno e della notte. Spostata in alto sulla montagna ha contribuito alla tranquillità dell’abitato.
Il campeggio ora è un villaggio vacanze di lusso con piccole villette, aria condizionata e piscina. Le permanenze non sono lunghe e non c’è tempo per tessere grandi amicizie.
Anche i nonni di allora non ci sono più, sono rimasti i figli ora vecchi a loro volta e i bimbi che diventati uomini e donne percorrendo i luoghi che li hanno visti fanciulli sentono un piccolo fremito, un nodo in gola ricordando le meravigliose estati che hanno vissuto accanto alla casa dell’orco.